I NONNI MATERNI
"Raffaele Nobile è stato un musicista appassionato e attento ed è stato un cittadino virtuoso: egli credeva forte in un arte che fosse disponibile anzi vivibile per tutti. Voleva che la Musica fosse patrimonio fin dalla culla per tutta la società compresi gli ultimi e i dimenticati e non solo il pubblico privilegiato di teatri e Conservatori.
Nel suo canto sono sempre presenti l’impegno civile e artistico. Io che sono coreografo ho lavorato con Raffaele Nobile a più progetti voluti da assessorati alla Cultura in Lombardia, terra amata da un attento e talentuoso abitatore del mondo, e ora dell’infinito. Mi associo con stima e gratitudine alla giusta richiesta di questo Comitato e ringrazio per l’attenzioneal ricordo di una musicista che non può e non deve essere dimenticato".
VIDEO
CANTASTORIE
DA " IL CIELO DEI CANTASTORIE"
Elpenor e gli elfi della notte
Quando la nostra amica luce del giorno lentamente ci abbandona e su di noi abitanti della terra scendono le tenebre si ripete da mille e mille anni un rito conosciuto dai più attenti tra di noi: dal sottosuolo sconosciuto, dai buchi delle piante escono centinaia, migliaia, milioni di folletti verdi, scaltri, dispettosi capaci di tutto, sono gli elfi della notte. Un giorno di mille e mille anni fa ad un nostro antenato di nome Elpenor un bardo, un menestrello che veniva dal Nord hanno giocato uno scherzo grande: lo hanno nientepopodimeno rapito e condotto nel loro mondo invisibile, il mondo del Piccolo Popolo. Il nostro amico Elpenor rimasto così ospite forzato, legato ad una sedia come un salame e costretto per un tempo indefinito dagli gnomi ad ascoltare le loro voci, le loro musiche, le loro canzoni…. Non sappiamo come; ma Elpenor riesce a fuggire dal mondo strano del Piccolo Popolo e torna nel nostro grande mondo visibile e, come dissero i saggi non tutto il male vien per nuocere. Perchè? Perché aveva ascoltato una musica bellissima, soprannaturale quasi magica, la danza del re degli Elfi a cui una leggenda attribuisce il potere di far avverare i desideri di chi l’ascolta. Elpenor è riuscito a ricordarne una parte e noi menestrelli ce la siamo tramandata di generazione in generazione: la regaliamo a tutti quelli che hanno il coraggio di imbarcarsi sul nostro tappeto volante della fantasia.
INSERIRE MP4 RIVOLTO A BAMBINI/CANTASTORIE
inserire burattini12-05-2010(nella raccolta)
inserire volantino Mortara 18-09-10 (nella raccolta)
inserire locandina Open Day completo A3
“Guarda il color del sol che si fa vino
giunto all’umor che da la vite cola”.
Spettacolo di musica e narrazione fantastica
di
Raffaele Nobile
Un viaggio sulle strade della vecchia Europa tra storie leggende, elfi, bevitori folli, musiche virtuali pagane, suonatori e cantastorie allegri e disperati…
inserire volantino folletti e orchetti in città 7 maggio
Il cielo dei Cantastorie a Pavia
E’ un signore dalla barba folta il vogherese Raffaele: 47 anni un passato in giro per festival e per piazze ad incantare la gente con l’archetto e la voce oggi spiega la sua ultima fatica. Si potrebbe dire che la trama è il viaggio di un cantastorie immaginario attraverso tutte le epoche, partendo dal Medioevo, passando per il Rinascimento e il Barocco, per arrivare ai giorni nostri. Una storia di assemblaggio in forma teatrale delle ricerche, degli studi e delle esperienze che Nobile ha collezionato nel corso degli ultimi trent’anni. Nato come spettacolo per gli adulti, può essere “letto” anche dai più piccoli per il corredo di fiabe, elementi fantastici, folletti e gnomi che si porta al seguito. Oggetti della narrazione comuni agli antichi trovatori, ai poeti provenzali che sono transitati per l’Oltrepo, ai cantastorie dell’anno Mille e a quelli di adesso. Come Raffaele Nobile appunto, che non si è mai stancato di attingere a questa tradizione europea per tessere i suoi racconti, tenendo sempre come punto di partenza il patrimonio culturale popolare e colto del quale si è imbevuto. Perché a voler collezionare storie di piazza, a diretto contatto con il pubblico, a voler rendere accessibile a tutti la “cultura alta” – come la definisce lui stesso – Nobile si è costruito un vero e proprio archivio fonografico. Ultimo baluardo della tradizione orale, vero e proprio inventore, il cantastorie del nuovo millennio è rimasto quello di un tempo ma collabora anche lui con le “istituzioni”. Biblioteche, centri culturali, scuole, sono questi i luoghi in cui Nobile è spesso invitato a portare la sua testimonianza e la sua arte, quasi che le parole e la musica conservino la forza di avvalorare ciò che sta scritto sui libri. Parole capaci d’incantare il passante e il professore, parole che creano nuovi personaggi, li vestono e li armano e poi li fanno morire nel giro breve di un racconto, sulle note del violino.
INSERIRE CARTELLONI CHE RAF METTEVA ALLE SPALLE O IN TERRA NELLE INIZIATIVE
Il vogherese
Anche nel terzo millennio c’è spazio per i cantastorie. Raffaele Nobile (46 anni vogherese) è un violinista da sempre impegnato nella ricerca, nella sperimentazione e nella riscoperta delle tradizioni popolari.
“E’ uno spettacolo di musica e narrazione fantastica” – spiega lo stesso Nobile – “che si riallaccia alla tradizione dei cantastorie pavesi e a tutti i menestrelli e agli artisti vaganti che per più di un millennio hanno calcato la nostra terra, zona di passaggio e di intensi scambi commerciali e culturali.”
“Nel mio spettacolo” aggiunge il musicista vogherese – “vivrà una figura attuale e molto personalizzata di cantastorie alle prese con un mondo fantastico di folletti, diavoli e streghe; tentazioni varie che costituiscono una metafora dinamica del nostro reale.”
Strettamente correlate al mondo della cultura popolare sono anche le musiche, esempi vari di espressioni tipiche della tradizione popolare europea, celtica e mediterranea.
Il violinista e cantastorie Raffaele Nobile
IL NOBILE TROVATORE
Nel medioevo li chiamavano trovatori. Il loro compito era quello di raccontare le storie di tutti i giorni attraverso canzoni e ballate. Di piazza in piazza, di corte in corte, questi cantastorie narravano con un tocco d’ironia la vita di principi, nobili, ma anche le avventure di semplici contadini, di monaci e donzelle. Ora queste persone sembrano scomparse nella notte dei tempi, in un passato a noi lontano. Certo, non si spostano più per villaggi e corti con carrozze e cavalli, ma il loro canto percorre ancore le strade della nostre città. Uno dei più famosi cantastorie d’Italia vive a Voghera. Si chiama Raffaele Nobile, ha 46 anni e con il suo violino attraversa le strade italiane ed europee raccontando e narrando antiche gesta e storie passate.
“La tradizione dei trovatori in Oltrepo – parla Raffaele Nobile – risale al tempo dei Malaspina. Una tradizione che ho voluto riproporre con una chiave interpretativa diversa. Le storie che narro derivano da una fusione di elementi teatrali e musicali. Sono 25 anni che pratico questo mestiere”.
Raffaele Nobile è molto conosciuto sia a livello nazionale sia europeo.
“Inoltre continua l’artista iriense – mi sono occupato anche di teatro. Ho lavorato con la compagnia della Tosse di Genova e con molti altri gruppi teatrali”. Nobile ha partecipato anche al festival del club Tenco (con Michele Straniero) che si tiene tutti gli anni al teatro Ariston di Sanremo.
INIZIATIVA Raffaele Nobile in scena con “Il cielo dei cantastorie”
Nei parchi cittadini uno spettacolo di racconti popolari “fantastici”
Ha iniziato suonando il violino da giovane e poi si è occupato di teatro prima di raggiungere la “sintesi”, come dice lui. Raffaele Nobile oggi è cantastorie, un mix, di musica e recitazione. Ha scelto il genere “fantastico” per narrare alla gente storie immaginarie, ma forse non così lontane dalla realtà. Si definisce “etnologo” perché appassionato di culture diverse e questo spiega anche la sua scelta per la tradizione popolare, dalla quale attinge abbondantemente e rielabora per le sue rappresentazioni. Si ispira anche alle musiche irlandesi, celtiche e della Provenza. In questi anni ha svolto un lavoro di ricerca musicale, iconografica e storica. Si è lasciato condurre dalla passione e dalla curiosità, creando un genere del tutto personale, che solo idealmente si rifà alla tradizione di cantastorie della sua provincia (Pavia).
INSERIRE MP4 DEDICATO AI BAMBINI-CANTASTORIE CERCA
Sarà a Milano nei prossimi giorni con “Il cielo dei cantastorie”, che ha già portato in diverse scuole, teatri e nelle piazze. “Si tratta di narrazioni fantastiche , con personaggi della tradizione: diavoli, folletti e figure metaforiche”, spiega Nobile, “ma che possono essere legati anche alla realtà”. Nello spettacolo suona il violino e recita "Il cantastorie è un mestiere creativo, “artigianale”, per questo gli piace." Non statico, definito una volta per tutte, ma dinamico e sempre nuovo".
All’inizio della sua carriera artistica Nobile ha collaborato con alcune compagnie teatrali, ma ha sempre ritenuto il teatro “un aspetto complementare alla musica”, come avveniva nell’antica Grecia. Ammette che molti considerano la musica solo come intrattenimento o per ballare, ma per lui non è così, “nella mia produzione c’è un discorso di cultura, di comunicazione, di linguaggio”. Così ha deciso di “teatralizzare” musiche della tradizione popolare che avevano un back ground di tradizione intesa come narrazione e con storie e personaggi anche fantastici.
Oggi le nuove generazioni sono più abituate alle immagini: non diventa difficile per un cantastorie attirare la loro attenzione e farsi ascoltare? Certo nella civiltà dell’immagine forse non è facile, dice Nobile, “ma io vedo che gli spazi ci sono, bisogna saperli coltivare. Perché poi la musica e la narrazione diventano un’immagine fantastica, che è quella che ognuno si crea”.
Durante il suo spettacolo utilizza anche un cartellone, ma non è con quello che cattura l’attenzione dei piccoli spettatori(“è più importante l’immagine che si crea nella mente”). Poi taglia corto e dice: “Ci sono certamente difficoltà a farsi ascoltare, ma questo è un problema che riguarda tutti: la musica, il teatro, la cultura in generale”. Per questo dice che tocca agli organizzatori che allestiscono uno spettacolo curare in particolare il luogo, il contesto in cui si svolge. Perché un ambiente inadatto potrebbe compromettere in parte il buon esito di una rappresentazione.
Difficile dire se un cantastorie si rivolge ai grandi o ai piccoli. “Io parlo a tutti, non faccio differenza. Il mio spettacolo viene proposto in particolare ai bambini, ma all’inizio l’avevo pensato per gli adulti. Però non l’ho mai cambiato e l’ascoltano volentieri anche i grandi, soprattutto quelli che si lasciano mettere in discussione. Il genere “fantastico” sarebbe più adatto a loro, ma nella nostra cultura si tende a riferirlo ai bimbi”.
Non si sa quanti sono i cantastorie in Italia o in Lombardia. E in ogni caso non certo paragonabili a quelli che esistevano 200 anni fa o nel Medioevo. “I nuovi cantastorie” spiega Nobile, “sono persone come me, che hanno esperienze teatrali, musicali e culturali”
INSERIRE CARTELLONE DI POLI
PROGRAMMA
In alcuni parchi e giardini di Milano andrà in scena “Il cielo dei cantastorie” di Raffaele Nobile. Divertimento assicurato per grandi e piccoli, con storie fantastiche della tradizione popolare che hanno per protagonisti folletti, diavoli e streghe.
Lo spettacolo, che ha già riscontrato molto successo, è un mix di musica (violino e chitarra) e teatro, secondo la tradizione dei cantastorie.
Il cielo dei cantastorie è uno spettacolo di sintesi tra linguaggio musicale e teatro di narrazione e si ricollega idealmente alle figure tradizionali dei cantastorie pavesi.
Raffaele Nobile si inscrive, col suo talento e la sua originalità, nel grande movimento di rinnovamento del folk in Italia.
Nella ricostruzione di Romano Bergamo un mosaico di preziose testimonianze su un capitolo della nostra cultura popolare
di Raffaele Nobile
Cantastorie pavesi
Foto cantastorie Adriano Callegari
Con il libro “I cantastorie pavesi” di Romano Bergamo, stampato dalla Tipografia Popolare di Pavia, l’editoria locale ha finalmente al suo attivo un lavoro che può rappresentare una sintesi di un discorso che ha cominciato non molti anni orsono si è andato gradualmente arricchendo: quello della conoscenza della figura e del lavoro dei cantastorie.
Dici l’autore nella premessa: “...Alcuni anni fa quando era ancora in vita l’illustre avvocato Augusto Vivanti, cultore della storiografia popolare pavese, gli domandai se nelle sue memorie scritte della Pavia che fu o in altre parti avesse fatto cenno ai cantastorie pavesi e in particolare al a “Picalo”. Vivanti mi disse di aver scritto di molte persone e cose ma dei cantastorie no. Allora mi son detto: se non ne ha scritto lui ne scriverò io”. Da qui l’interessamento dell’autore per questo argomento con un avvicinamento progressivo alle figure dei cantastorie ancora in attività (o a fine attività) per raccogliere e comporre un mosaico di preziose testimonianze.
Si parte dalla figura meno conosciuta di quel Montagna di Pavia, in un certo senso il decano della nostra vicenda, dal quale attingono il mestiere altri ed in particolare Adriano Callegari, che ha dato forse il maggior contributo alla definizione della moderna (si fa per dire) figura del cantastorie, lavoro continuato dal figlio Adriano ancora vivente che ha cessato recentemente una lunga attività.
Vengono quindi presi in esame gli aspetti peculiari del lavoro del cantastorie: la capacità di intrattenimento che si concretizza nel “treppo”, un momento di socializzazione in cui si fondono arte e malizia, come è sempre stato fin dalle più antiche manifestazioni dello spettacolo in piazza, fino ad arrivare con un iter composito al momento clou della vendita del prodotto (canzonieri, fogli volanti,utensili più o meno santificati) che ha sempre rappresentato per questo tipo di cantastorie l’elemento-base di sostegno.
Oltre alle figure più conosciute di Callegari, Cavallini, Ferrari, nel libro vengono ricordati anche i già menzionati Bollani (Picalo –diesis) Enzo Parmeggiani, i Fassardi e Livio Griziotti di Linarolo morto nel 1952 in giovane età.
Inserire foto di Adriano Callegari (nell'articolo stesso di Raffaele)
Inserire intervista su (La Provincia Pavese) Serena Simula con Raffaele sulle scale del Castello, è la più rappresentativa del suo lavoro