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STORIA

I NONNI MATERNI

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Nonna Ebe con Raffaele..jpg
Nonna Maria Agnese rimasta vedova giovan

I diari di Raffaele

Giugno 1986
“E’ cominciato male. La mia nonna se ne va. Non siamo noi che ti abbandoniamo sei tu che ci lasci. Non voglio più vederti così. Non voglio assistere ogni giorno allo spettacolo della sofferenza. Mi lasci un vuoto terribile incolmabile ancora più incolmabile di qualsiasi altro perché così particolare. Ma la vita non si ferma. Il mio mare d’inverno ne è diventato il simbolo in questi giorni. Ti scrivo da uno dei tanti camerini di teatro che incontro tra gente che parla molto e ride ma tu sei agonizzante lontano. Mi manchi infinitamente, ma perché te ne vai, perché vuoi abbandonarmi in questo mondo così ostile? Ma niente e nessuno può fare nulla”.

 

Ottobre 1986
“Sono già quattro mesi che non ho più la mia nonna che angoscia, che vuoto terribile mi manchi in modo incredibile come la luce dei giorni che si stanno accorciando sempre più per invitarci nel mondo delle tenebre”.

 

3 febbraio 2019
"Buon compleanno nonna… dove sarai? Ti ho fatto la torta di nocciola… torna qui con me almeno un attimo"

Nonna Ebe e gruppo famigliare..jpg
Nonno Paolo
Carosio rientra dal fronte con infezione
ai polmoni, verso i trent'anni muore senza aiuto né assistenza.
Gli viene consegnato solo un manifesto con medaglia che
riconosce un unico estremo sacrificio così come per migliaia
di altri italiani. La storia è nata con Raffaele, nella loro casa, alimentata
da affettuose e amorevoli mani di nonna e con essa è cresciuto.
FILE_015 Nonna 0.20 - 2.00 poi Bagolino Artist Name
00:00 / 04:54
Nonna Testo audio in dialetto di Staghiglione
...s'è pigliat el tèmp..ma fà no dei vers..ma d là pioverà nò a Staghiglion..coi pullaster...nò ma lassèm stà..ma fà nò dei vers (ridendo verso Raffaele) nò ma lassem...

MADRE

20150413_122114   Raf e Mizzi.jpg

Mizzi Carosio nata a Staghiglione - Borgo Priolo (PV) il 12 gennaio 1923 dai coniugi Carosio Paolo e Montagna Maria Agnese. Mizzi, unico ed esclusivo scopo nella vita di nonna "Ebe", per lei ha cominciato il suo peregrinare da un lavoro a un altro, si è offerta a tutte le attività che poteva affrontare. Nata Mizzi, si sono trasferite a Voghera città - paesone che ai tempi offriva lavoro. Pulizie nelle case, cuciva e rammendava vestiti altrui, stirava e non si sottraeva a niente, tutto era da ridurre ad un pasto, un soldo per l'affitto. Il rapporto tra Mizzi e sua madre divenne così stretto che ad un passo dal matrimonio Mizzi mise al futuro marito una condizione "solo se porterò con me mia mamma, ti dirò di si" Il futuro papà di Raffaele disse di sì, il 25 dicembre 1952 si sposano.

Mizzi dalla madre  apprese le tecniche della cucitura, imparò a ricamare a far la maglia e tra datori di lavoro, ai tempi ottimi insegnanti, si specializzò nel taglio e la cucitura di abiti per uomo. Lavorò fino a trentun anni presso le sartorie poi a casa continuò per diverso tempo a confezionare abiti  - era nato Raffaele - e infine lavorò solo per la famiglia.  Ebbe, diciottenne, problemi ad un orecchio e un ricovero per otto mesi al policlinico San Matteo di Pavia dove un ottimo professore le salvò l'udito. Lì Mizzi conobbe il personale sanitario a cui non negò mai il suo aiuto, pure vide nell'arrivo di "Sua Altezza Reale la Principessa del Piemonte Maria Josè a colloquio con il Professor Fratti in una Sua visita ai feriti di guerra nel 1941" della quale riportò la fotografia. La sosta in quell'ospedale ha rappresentato un viaggio quasi di evasione con un cumulo di esperienze che ancora vecchia raccontava in casa. Veniva a trovarla lo zio Egidio preminente figura nella vita della sorella nonna Ebe e di Mizzi. Manca l'aura della vita di Mizzi, la totale dedizione religiosa e umanitaria quale Terziaria nell'Ordine dei Francescani, la sua chiesa a due passi da casa è stata da lei frequentata dall'adolescenza alla vecchiaia. In casa Mizzi e sua mamma recitavano il rosario e chiamavano il piccolo Raffaele ad unirsi a loro. I libri di preghiera, di funzioni ecclesiastiche , di santi, riempivano la casa di Raffaele che così apprendeva anche la vita e la morte di questi conoscendoli alla perfezione. Mizzi non trascurando gli impegni familiari accumulò una grandissima conoscenza sulla dedizione da lei scelta. A memoria, da vecchia, recitava interminabili preghiere, era appagata e mai pose una qualche domanda o perplessità sulla morte. Il 16 dicembre del 2016 è morta dopo mesi di sofferenza per aneurisma. Mizzi da tempo non vedente e sorda, era curata e accudita da Raffaele per ogni suo disturbo. La mamma non amò mai il lavoro che Raffaele si era scelto, l'artista era per la sua famiglia - a parte la nonna - un'attività che disturbava i loro schemi di vita, l'impiego in banca o qualche altro ufficio , testimonio però una tra boccante passione quando si parlava di certe sue attività e diverse volte Raffaele l'aveva portata con se a Milano per suoi concerti e in visita alle chiese che lei amava. Quindi non tutto si può sapere cosa nutra il cuore di una madre o di un padre quando pensano al loro figlio. La tensione fra i due è stata nel tempo calmierata dalla loro crescente e matura età.

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INSERISCI PEZZO DELL'INTERVISTA A RAFFAELE SULL'ORTO ZEN DEL PAPA'

Zio Egidio Montagna

Nato 8 luglio 1891 a Staghiglione, non aveva figli e adottò affettivamente la nipote Mizzi figlia della sorella Ebe. Partiva in bicicletta nel 1941 da Staghiglione con il suo carico di cibo e si dirigeva a Pavia presso il Policlinico dove c'era la nipote ricoverata, fatte le consegne ricevute con entusiasmo anche da parte del comparto sanitario, ripartiva sulla stessa strada in direzione opposta. Oltre 35 kilometri in auto facendo la strada più diretta si arriva, oggi dopo 40 minuti,  in bicicletta era naturalmente molto di più. Alla sua morte divise con la sorella e sua moglie i beni che di lui restavano, casa e campagna, la sua volontà si impose su tutti i parenti. Anche questo aiutò i famigliari di Raffaele nell'acquisto del piccolo lotto su cui costruirono la casa. Zio Egidio  ricorrente nei loro commenti, aveva intera la stima della nipote Mizzi che ne parlava con devozione ebbe su Raffaele un'influenza benefica.

Inserire foto di zio Egidio prese da 16marzo immagini foto viso e foto con moglie

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Amiche di missionariato
Amiche frequentate nella chiesa dei francescani -  Adele e  Armida (era forse mamma di Gianfranco -domanda)

pubblica foto della nonna con queste

PADRE

Mario Nobile nato a Voghera il 18 febbraio 1914, figlio di una famiglia contadina con altri quattro fratelli, assiste negli anni allo sgretolamento di questa numerosa famiglia dove ogni fratello prende la propria strada, questo ha comportato l'assenza di frequentazioni con i propri parenti e per Raffaele la solitudine domestica. Di carattere mite e taciturno amava la caccia e questo era il suo passatempo prediletto lasciò a Raffaele la passione per le lepri che sapeva come scuoiare e cucinare, queste venivano raccolte in strada dopo un'investimento e portate a casa. Mario era sufficientemente indifferente alla musica del figlio ma s'inorgogliva quando gli amici al bar vantavano i successi oratori di Raffaele. La dedizione all'attività di contadino ai tempi e a quella di operaio quando fu assunto all'officina delle Ferrovie di Voghera con intermezzi nell'intervallo dei pasti, correva dai suoi animali che allevava o alla sua vigna. Senza sosta ha lavorato fino agli ultimi tempi della sua vita. Il piccolo orto che aveva coltivato, era diventato per Raffaele la rappresentanza stessa del padre, attraverso i suoi alberi fiori e ortaggi." Lo apprezzo, ora di più, gli capitava di dire." considerando l'insieme della sua esistenza. Militare nella seconda guerra mondiale, è stato richiamato anche successivamente e non è stato facile capire quando e per quale direzione.

Non sappiamo se amò la musica del figlio, si seppe solo che spaccò un'archetto che disturbava i suoi cani da caccia, ma lui insieme alla mamma aspettavano da Raffaele con la laurea un impiego in banca. Laurea sì, impiego mai. 

Dall'ospedale di Voghera, una notte Raffaele torna a casa con le ciabatte del papa, è morto a ottantanove anni nel 2003. Anche della malattia alla fine della vita di Mario, si è occupato principalmente Raffaele.

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