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CARNEVALI E FESTE POPOLARI

IL MONDO ALLA ROVESCIA

Il mondo alla rovescia. Era questa una delle varie definizioni “accessorie” diremmo, che tentavano di spiegare i reconditi significati del Carnevale o perlomeno di parlarne.

Indubbiamente il tentativo di costruire e vivere una situazione antitetica a quella reale è stato un filo conduttore che ha accompagnato lo sviluppo ed il definirsi dell’epopea carnascialesca a partire addirittura dagli antichi saturnali, intendimento connesso anche a contingenti e perpetui motivi di scontro sociale tra classi dominanti e subalterne del quale il carnevale rappresenta forse un’allegoria.

Crediamo comunque che questo aspetto non sia l’unico e che ci troviamo di fronte ad una realtà molto sfaccettata con aspetti tante volte magici e misteriosi. Prendiamone in esame qualcuno. Innanzitutto la maschera ed il travestimento che tanta parte hanno nel definire il carnevale come uno spettacolo della “cultura dell’immagine”particolare questo comune in tutti i tempi dal Mediterraneo al Nord Europa.

La maschera non è solamente il modo di occultare o falsare la propria persona ma è l’espressione di volta in volta di personaggi significativi. Si nota, quasi onnipresente, una contrapposizione tra i “belli” ed i “brutti” contrapposizione che può essere letta in termini sociali (differenza tra ricchi e poveri) oppure filosofici e cosmologici (lotta tra il bene ed il male). A Schignano in Val d’Intelvi (CO) paese in cui sopravvive la la celebrazione di una carnevale suggestivo e legato alla tradizione, l’espressione del volto delle maschere è una fatto di primaria importanza e sott’intende anche ad un lavoro creativo legato all’artigianato del legno, elemento col quale esse vengono costruite con un procedimento di scultura. Sempre in questa località troviamo nei costumi un elemento che ci porta ad ulteriori osservazioni. Ad aprire il corteo mascherato sono due personaggi distinti dagli altri per comportamento ed abbigliamento: essi vengono chiamati “zappatori” (traducendo dalla voce originale). Sono vestiti con un copricapo di pelo di pecora ed un giaccone dello stesso, hanno il viso annerito e portano grandi barbe e baffi finti; oltre a ciò si coprono le gambe con ghette di tela e, procedendo con passo marziale sorreggono sulle spalle delle false ascie di legno. Tali figure sono direttamente riconducibili ai sapeurs degli eserciti napoleonici un corpo di avanguardia logistica. Come queste molte altre figure dei vari carnevali sono legate ad eventi storici che hanno interessato da vicino o da lontano il nostro paese, come Sampeyre (CN) S. Giorgio (TO) od Ivrea che ci riporta alla Rivoluzione Francese dove nella “battaglia delle arance” del martedì (tra nobili e popolani) chi non indossa il berretto frigio viene bersagliato da violente e ripetute scariche di arance (provare per credere!). Altre manifestazioni stanno tra la storia e leggenda come nel caso della “Lachera” di Roccagrimalda (AL) dove la rappresentazione di un combattimento mimato e danzato (con richiami alle antiche danze delle spade) si vuole celebrare una rivolta popolare contro il tiranno e signore del luogo, il Malaspina che pretendeva lo Jus primae noctis dalle donne appena sposate. In altri luoghi ancora si sconfina addirittura nel mito come nel caso della Sartiglia di Oristano, grande espressione carnevalesca arcaica, dove le maschere bianche che coprono i volti di alcuni personaggi hanno degli inconfondibili tratti femminili  fatto questo molto singolare in tali rituali che ci potrebbe portare ad una celebrazione primordiale di una dimenticata civiltà matriarcale o alla grande madre Terra. Tutto ciò per dire che la tradizione non è statica ed inquinabile ma risente dei mutamenti storici ed antropologici, fatto questo da tenere sempre presente allorquando si trattano argomenti di questo tipo: anche nelle sue figurazioni il carnevale è un condizionato da eventi che via via si sovrappongono, e, guarda caso, gli aspetti più arcaici li troviamo principalmente nelle zone in cui, per motivi diversi, la civiltà tecnologica e dei mass-media ha  

 volti anche contraddittori con una dinamica a larghi tratti comune un po’ in tutta Italia che vedremo di riassumere brevemente. Oltre al già citato mascheramento domina una filosofia di tendenza agli eccessi, ad evadere la norma della vita quotidiana sia essa di tipo comportamentale o alimentare od erotico con un conseguente tentativo di ribaltamento dei  ruoli, tante volte fine a se stesso. Componente basilare di tale dinamica  è la lotta tra due entità opposte: una brutta deforme, terrificante e nera che può essere il male il diavolo, la morte; l’altra bella bianca che potrebbe essere il bene o la vita oppure la “norma quotidiana” in un dualismo esasperato che se da un lato ci porta ad un gusto un po’ manicheo dall’altro si collega ai riti pagani della morte e della resurrezione (nel  ballo della Povera Donna del carnevale di Cegni (PV) si risorge al cambio della struttura musicale) riti a cui il cristianesimo si è sovrapposto per  toglierli da un’ottica di cosmologia naturalistica. Fatto celebrativo e in certo senso descrittivo è il corteo mascherato all’interno del quale convergono sia gli elementi figurativo/espressivi (personaggi, stati della società) sia la vera e propria drammatizzazione e gestualità dei vari ruoli che a volte coinvolge anche il pubblico. In seguito  il corteo ci porta alla morte del carnevale, il quale assume quasi sempre le fattezze di un fantoccio antropomorfo che viene bruciato a suggellare così il ritorno dell’ordine sulla trasgressione.

La cultura degli anni ottanta, soprattutto nelle grandi città ha tentato di rilanciare il carnevale dopo un lungo periodo di oblio. La cosa ci sembra positiva in particolare se si riesce a cogliere ed a gestire lo spirito creativo che tale evento ha sempre manifestato; quel che è certo è la mancanza di qualsiasi collegamento tra quanto finora è stato detto ed il presente, del carnevale come festa pagana di cultura visiva riferita però ad una civiltà contadina e non a quella attuale che della cultura visiva ha certamente un’altra accezione. Quindi bene la riscoperta della festa, bene gli spettacoli (soprattutto se democraticamente gestiti) sperando che questa nuova cultura contribuisca a combattere sia la immagine consumistica sia le piccole e grandi violenze gratuite cose a cui purtroppo dobbiamo assistere negli ultimi tempi nelle nostre città e che nulla hanno a che fare con il carnevale.

TESTIMONIANZA RAFFAELE SU VIOLINISTI DI BAGOLINO (CARNEVALE) MUSICA POPOLARE CONTRO GLI ACCADEMICI DEL SUO CONSERVATORIO.

Il modo di suonare dei violinisti di Bagolino ricorda da vicino quello dei francesi stranamente e falsamente secco/delicato. Sono le musiche italiane (questi ball) che forse più di altre offrono una stretta soluzione di continuità stilistica con la tradizione francese. Forse vi è stato in passato un travaso più diretto di quel che pensiamo. La ritmica che questi suonatori esprimono ti coinvolge internamente non solo come fatto materiale di danza ma come una sensazione di una precisione naturale che non si pone come teorizzazione “a priori” di misure che possono spaventarti o come forzatura accademica.

L’incontro con la musica popolare è per me la scoperta graduale di un artigianato che si serve di elementi preziosi senza complicarli senza crearti un’angoscia che sembra il prezzo da pagare solamente per accostarsi ai “parametri” della musica colta. Non è un discorso di faciloneria. Quella stessa faciloneria di cui sono stato accusato da coloro che mi hanno esaminato al conservatorio la rigetto contro di loro, contro il modo statico e asettico col quale si pongono in tutta la loro esperienza musicale di fronte al materiale che non interiorizzano e non modificano, che non fanno vivere.

I violini di Bagolino

mp4

cerca foto da internet su Bagolino

Bal francès

questa danza fa parte di un repertorio strumentale eseguito durante il Carnevale di Bagolino in Val Caffaro (BS) un carnevale tradizionale tra i più suggestivi del Norditalia che contempla una serie di danze eseguite dai personaggi mascherati e in costume. Le musiche di danza di ascendenza barocca sono eseguite da un gruppo di strumenti a corda su cui primeggia il violino suonato in modo popolare. Alcuni brani appartengono al genere molto diffuso dei “balli cantati”.

(partitura)

CARNEVALE DI BORMIO

dalla rivista annuale

la Posta dei Matti n. 3 anno  2005

Pag. 6 “La Funzione dei Matti”

…Non ci siamo scoraggiati e la nostra intraprendenza ci ha dato ragione, visto che la piazza della chiesa era gremita di gente in attesa delle pazzie dei Matti di Bormio. La funzione quest’anno si è arricchita della presenza di tre musicisti professionisti che con il loro violino, chitarra e tamburo hanno allietato tutti gli astanti. I musicanti hanno suonato composizioni antiche ricalcando le melodie che rallegravano il carnevale bormino dei secoli passati. Sono state infatti riproposte “la tedesca”, il “saltarello” e altre musiche barocche.

cerca foto riprese dal giornale 

CARNEVALE DI SCHIGNANO

I belli → mascarun e i Brutti → Brüt

Fughetta → bandella

Sapeurs, sigüntà → guida del corteo

Carlisep → fantoccio carnevale

Bisogna cercare riporti fotografici Schignano

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CARNEVALE DI ROCCAGRIMALDA

mp3 e mp4

MANCANO TESTI E MUSICA DELLE FESTE POPOLARITTesto da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole Testo da inserire per Iole 

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TITOLINO

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